Donne e molestie: qualche dato

Quando le donne dicono di non sentirsi sicure al di fuori della propria abitazione (spesso neanche all’interno, ma è un altro discorso), c’è sempre qualche voce illuminata, di solito maschile, che reagisce con un “esagerate!”.

Nel giugno scorso, in risposta alla polemica nata dopo alcune esternazioni di Marco Crepaldi,1 lessi questo tweet (il nome dell’autore è oscurato perché non mi interessa né citarlo – non lo conosco – né focalizzarmi su di lui):

In poche righe, pregevole distillato di merda patriarcale, ecco un grande classico: le donne che denunciano un problema o esagerano o sono pazze, e avrebbero bisogno di farsi vedere da uno bravo.
Non vengono credute, nonostante l’imponente mole di dati disponibili. Perché sì (ennesima sorpresa), i dati esistono! Basta cercarli.

Prendiamo ad esempio la questione delle molestie, ovvero: atti o comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, di tipo fisico, verbale o non verbale, offensivi della libertà e della dignità di chi li subisce, ma che non sfociano in aggressioni violente (minacce armate, percosse, stupro). Quelle sciocchezze che ci fanno avere paura di sedere su un autobus da sole o tornare a casa anche se non viviamo nel Bronx, insomma.

Da La rabbia ti fa bella di Soraya Chemaly, apprendiamo che:

Riporto qui una sintesi, ma nel rapporto trovate i dettagli + tabelle e grafici:

Sono 8 milioni 816mila (il 43,6%) le donne dai 14 ai 65 anni che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di molestia sessuale come pedinamenti, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche, molestie sui social network.

Le forme di molestia più frequentemente subite dalle donne nel corso della vita sono quelle verbali: il 24% delle donne ha riferito di essere stata importunata verbalmente, infastidita o spaventata da proposte indecenti o commenti pesanti sul proprio corpo; seguono gli episodi di pedinamento (20,3%), le molestie con contatto fisico, come l’essere toccate, abbracciate, baciate contro la propria volontà (15,9%), il 15,3% ha subito atti di esibizionismo mentre le telefonate o i messaggi osceni a sfondo sessuale o che mirano a offendere la persona hanno coinvolto il 10,5% delle donne.

Il 6,8% delle donne ha subito proposte inappropriate o commenti osceni o maligni sul proprio conto attraverso i social network, al 3,2% sono state mostrate foto o immagini dal contenuto sessuale che l’hanno offesa o le è stato mostrato materiale pornografico contro la propria volontà, all’1,5% è capitato infine che qualcuno si sia sostituito a lei per inviare messaggi imbarazzanti, minacciosi od offensivi verso altre persone.

E non dimentichiamo le molestie sul posto di lavoro:

Si stima che siano 1 milione 404mila (8,9%) le donne che hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro; 425mila (2,7%) negli ultimi tre anni.
[…] Con riferimento ai soli ricatti sessuali sul luogo di lavoro si stima che, nel corso della vita, 1 milione 173mila donne (7,5%) ne sono state vittima per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni nella carriera. Nell’11,3% dei casi le donne vittime hanno subito più ricatti dalla stessa persona e il 32,4% dei ricatti viene ripetuto quotidianamente o più volte alla settimana.”

Pertanto, la prossima volta che qualche “scettico” accuserà chi parla di violenza di basarsi esclusivamente sulla propria esperienza o su opinioni personali, ricordate che sta dicendo non solo una cosa stupida ma,  soprattutto, una cosa falsa.


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