Per prima cosa, non è la Festa della Donna. Sì, sappiamo che ci arrivano gli auguri e pure le mimose da Pandora, Interflora, Perugina, Bauli, H&M, Canale 5, il capo, il cugino, le amiche, la zia. E sappiamo che fra loro c’è chi ha buone – o quanto meno innocue – intenzioni (tu no, Vodafone), pertanto sta a noi decidere se accettarli, accettarli con riserva o rispedirli al mittente.
Il punto rimane: l’8 marzo non è una festa. È la giornata scelta per celebrare le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute dalle donne, e ricordare discriminazioni e violenze di cui sono state (e sono) oggetto.
Non ha senso fare gli auguri a ogni femmina che vedete. Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, fareste gli auguri a chi commemora i propri cari morti durante le persecuzioni nazi-fasciste, o a chi è sopravvissuto? Ecco, è lo stesso.
Ancora meno sensate sono le battute pseudo-ironiche su quanto sarete gentili oggi con le vostre mogli / fidanzate / amiche / sorelle / insegnanti eccetera.
È invece cosa buona e auspicabile approfittare dell’occasione per scoprire iniziative di informazione, resistenza e lotta, e magari decidere di supportarne una. Il sito di UNWOMEN, la divisione dell’ONU che si occupa di parità di genere e condizione della donna, ne raccoglie un po’; altre si possono trovare chiedendo a Google, che tutto sa e tutto rivela.
Poi: no, l’8 marzo non rievoca un incendio nel quale morirono centinaia di operaie di una fantomatica fabbrica di camicie a New York. Questo articolo del Post racconta in modo succinto ma completo perché la Giornata internazionale della donna si celebra proprio oggi (anche se qua e là continua a chiamarla festa).
Se avete più tempo, o più curiosità, ci sono le pagine di Wikipedia (italiana e inglese), ricche di dettagli, e uno speciale multimediale realizzato da Rai Cultura con tantissimi video, testimonianze, documentari e approfondimenti sulla “questione femminile” in Italia.
(Vi si possono leggere altresì dati e classifiche che testimoniano quanto il divario economico fra uomini e donne sia presente e vivo, con buona pace di chi sostiene il contrario.)
Per finire, nell’articolo del Post trovate anche la storia di come nel nostro Paese le mimose sono state associate alla Giornata della donna.
Ed è la sorpresa più bella perché, dopo aver letto le parole di Teresa Mattei,1 penso che quei mazzolini gialli possono ancora trasmettere un senso di solidarietà e appartenenza a una causa comune. Forse.